Il nostro punto di vista
Biodiversità è una delle parole ricorrenti, insieme a sostenibilità, protezione e natura, nei discorsi e negli scritti dell'ultimo decennio.
Queste parole vengono citate da scienziati, politici, amministratori, pubblicitari, formatori, venditori, cittadini, insegnanti, ... per gli scopi più diversi.
Troviamo così stampate su miliardi di sacchetti di plastica frasi come "questo sacchetto ama la natura". Ci chiediamo se è per questo che è così frequente
trovarli nei boschi e sulle spiagge, o se ai delfini e alle tartarughe capita di rimanere vittime di questi oggetti dispersi in mare perché non sanno leggere.
La parola biodiversità, in particolare, viene utilizzata dai media per designare la molteplicità delle specie da conservare che vivono lontane dai nostri
contesti abitativi e sociali. Il leopardo delle nevi, l'ornitorinco e chissà quante altre specie in pericolo di estinzione commuovono il nostro cuore. Ma delle
specie "vicine", quelle che sono ad un passo da noi, quelle che con-dividono con noi gli spazi abitativi, sappiamo nulla? Sappiamo perché è fondamentale
per la nostra vita che continuino ad esistere? Qual è la percezione che abbiamo delle specie che vivono con noi? Qual è la nostra risposta ai bisogni
diversi e complessi che esprimono?
E' coerente contribuire finanziariamente alle diverse campagne di conservazione mentre non riusciamo a rinunciare all'automobile in nessun caso o diamo festicciole
usando stoviglie usa e getta? L'attuale stile di vita determina due livelli di "pericolo" per tutte le altre specie, soprattutto quelle "vicine": uno diretto
e l'altro indiretto. La nostra distrazione nei confronti di piante ed animali selvatici e domestici che vivono nei nostri territori significa non riuscire a fermare le
distruzioni e le stragi fatte con fuoco, insetticidi o fucilate. Il secondo livello è rappresentato dallo scarso interesse verso le conseguenze di tutte le singole
azioni che compongono le nostre giornate. Viviamo così le nostre attività disgiunte le une dalle altre, quasi facessero parte di vite diverse, vissute
parallelamente. Questa tendenza non ci fa riflettere sul reale bilancio della nostra esistenza rispetto alle comunità, più o meno prossime, di cui siamo parte.
Ignorare gli stretti nessi fra la conservazione della biodiversità e il resto degli accadimenti umani, dai più semplici a quelli più complessi, rende inutilmente
dispendiosa qualsiasi azione puramente "conservativa". Conservare la biodiversità mettendo recinti intorno agli ultimi lembi di natura selvatica non ancora
rovinati, o aiutare qualche specie a sopravvivere in una riserva, è ridicolo se continuiamo a dissipare le risorse del Pianeta con questi ritmi.
Parlando di risorse parliamo soprattutto di biodiversità. La moria delle api che sta investendo l'Europa, provocata da insetticidi che fanno perdere loro
l'orientamento, è un grave danno per gli apicultori e un gravissimo danno per le piante selvatiche e domestiche, che non produrranno frutti perché i loro fiori non
sono stati impollinati: noi pagheremo di più la frutta e molti animali del bosco non potranno nutrirsi. La biodiversità quindi è cosa che ci riguarda molto da
vicino. Ogni specie estinta o in difficoltà rappresenta un passo indietro per la vita dell'umanità.
Dobbiamo rinunciare quindi al ben-essere?
Chiediamoci al benessere di chi e quale. Parliamo del benessere dell'umanità? Di quella del nord o di quella del sud del mondo, di quella industrializzata o di
quella in "via di sviluppo", di quella che ha accesso all'acqua o di quella che muore di fame e di sete?
Proviamo a parlare del nostro, di quello del nord del mondo industrializzato che può farsi la doccia tutti i giorni. Il benessere è stare tutti i giorni un'ora
almeno nel traffico in auto tecnologiche che ci permettono anche di lavorare mentre siamo in coda? Dover rispondere a due telefoni contemporaneamente a qualsiasi ora?
Non sapere dove mettere e come smaltire oggetti acquistati a ritmi frenetici dopo averli usati senza utilizzarli fino in fondo? Morire di tumori o veleni da inquinamento?
Albert Einstein ha scritto
"nessun problema può essere risolto dalla stessa coscienza che lo ha creato. Dobbiamo imparare a vedere il mondo in modo diverso".
Questa frase ci piace molto. Ci piace perché non parla di errori ma di punti di vista diversi. Di liberazione di orizzonti. Di formazione di nuove coscienze. Di ricerca di
nuovi pensieri e nuove esperienze. Pensieri ed esperienze che, messi insieme, possono farci trovare nuove soluzioni. Per esempio, una vita serena e allegra, in pace con
le altre specie e la nostra.
Ci proviamo?